Cenni biografici
Nato a Genzano di Lucania (PZ) il 22-3-1944, ha frequentato il ginnasio a Potenza, il liceo classico a Bari e l’università a Pisa, dove si è laureato in Lettere Classiche.
Dal 1969 al 1989 è stato Docente di Italiano e Latino nel Liceo Scientifico “E. Majorana” di Genzano di Lucania, dal 1989 è Preside di liceo.
Nel 1991 ha assunto la carica di Sindaco di Genzano di Lucania.
Dal 1991 al 1997 è stato Membro del Consiglio Direttivo dell’ IRRSAE della Basilicata e responsabile del servizio “Metodi tecniche della ricerca sperimentale”.
Attualmente è Dirigente Scolastico del Liceo Classico “G. Galilei” di Pisa.
E' stato, inoltre, Direttore di corsi di formazione per docenti immessi in ruolo dal 1996 al 2001 e Componente di giuria di Premi di Poesia. Alcune sue liriche, che hanno ottenuto importanti riconoscimenti in premi letterari, sono entrate in qualificate antologie. E' interessato, oltre che alla letteratura italiana e straniera, a studi filosofici, pedagogici e storici. Ha pubblicato:
|
Michele Battaglino Il primo tentativo documentato e analitico di illuminare le oscure origini urbane di Genzano di Lucania
Altre sezioni interessati:
|
.
|
Da Sotto il cielo di tutti si riporta la poesia che dà il titolo al libro «Homo sacra
res homini» (Seneca, Ep.
ad Luc., 95) 1 Non s'ode più
per strada strimpellare di accattoni,
chiedere silenzioso di donne con la
mano tesa nell'aria tra
passanti distratti: in città
vivono auto veloci, colletti
inamidati, turisti. La Fame con
cenci rappezzati, sfrattata da
superbi grattacieli e boulevards
in fiore di Parigi e Roma, si
ritira vergognosa in catapecchie
di periferia tra promiscuità
di letti. E nel silenzio
di fredde notti al riparo di
lacere coperte ascolta gemiti
trattenuti di donna ancora
fanciulla sotto il sudore
di mani callose, mentre la mamma
nell'altra capanna vende
abitualmente l'ultima giovinezza per
un pezzo di pane. Forse per
questo l'uomo talora - quando dorme
su cuscini di piuma o lungo spiagge
s'abbandona al sole o ride sotto il
cielo di tutti - si vergogna
d'essere uomo. A Detroit
davanti a scuole di marmo lasciano la nurses
paffuti scolari. L'aula è
divisa in due file di banchi. In palestra un
lungo steccato separa due
campi: di qua piedini neri calciano
l'erba guardando quei piedini
bianchi dietro palloni. Per le vie di
Newark, per le vie di Harlem
l'asfalto di notte s'inzuppa di
sangue e nessuno ha visto. Sui marciapiedi
occhi immobili di donne
guardano il cielo e ripensano la
patria lontana... - Videro i
padri con meraviglia navi stregate
toccare la baia, aste lucenti e
croci al petto, razzie di
mandrie e fuochi nei campi; videro dio Male
colore di luna venire
dal mare a riprendere le
terre. - Ovunque il Sud
Africa è Sharpeville e in città il
timido negro porta ancora
chiusa nel pugno la patente di
circolazione. Forse per
questo l'uomo talora - quando dorme
su cuscini di piuma o lungo spiagge
s'abbandona al sole o ride sotto il
ciclo di tutti - si vergogna
d'essere uomo. Folle incantate
andavano per aridi campi
di Palestina. Voce celeste
seminava al mondo accorate parole
di pace: - amate gli
uomini e le razze, i fiori, il
respiro dell'aria: ogni cosa viene
dal cielo: abbracciate il
vostro nemico. - segue... >> |
2 Ora i figli
dei figli in un baleno portan odio e
cannoni a Ismailia e lungo il
Canale l'acqua fosca getta
brandelli e sangue sulla sabbia. E’ teatro
di trincee il deserto: il sole
dissecca resti di teschi. Ai piedi di
Gaza dai cespugli striscia
Marah in lacrime cauta cercando
carponi un viso tra mucchi di
cadaveri ed elmi. Presto mani
robuste la tirano e sulla
collina scoperta giace sotto file di
soldati furenti. Rimasta
libera va barcollando (le occhiaie
nere, i capelli in viso) ma ritornano
fischi di mitra e il corpo
steso in convulsione abbraccia
sterpi e punte di sassi mentre alle
spalle risuonano frenetiche le
sghignazzate. Forse per
questo l'uomo talora - quando
dorme su cuscini di piuma o lungo
spiagge s'abbandona al sole o ride sotto
il cielo di tutti - si vergogna
d'essere uomo. Rombo
minaccioso di motori ancora una
volta squarcia stridendo il
cielo di Lam Sa, sparso nelle
campagne bruciate. Jack tremante
sul bersaglio corre al ranch
del Mississipi ai bambini in
ginocchio accanto alla
mamma in preghiera a Tom felice
lungo la riva con la lenza
nelle manine. Meno due...
meno uno... ecco il ponte ecco donne
tra lo spavento: Jack ritira
lo sguardo e con fracasso scaglia
crudelissime bombe a biglia. Poi tra rami
di bambù in fumo la piccola
Huan si trascina con un
moncone insanguinato e il padre
accorso in ritardo amaramente
abbozza un sorriso e le asciuga
le lacrime assicurando
che la gamba germoglierà
a primavera assieme ai
rami del banano. - Presso Nam
Ha tra gli alberi brucia un jet
e Bob ferito si dimena nella risaia
all'incalzare di contadini
con falci e canne. Giunge con le
miliziane la bella Nguyen Thi
Hang e si fa largo puntando il
fucile, livida d'ira; poi guarda il
gigante Bob che implora (gli occhi
azzurri e il braccio maciullato) e subito si
martella dentro bestemmia la
guerra schifosa la guerra che
fabbrica nemici e grida alla
folla di correr via e minaccia
gesticolando chi sfiorerà
il prigioniero. Forse per
questo l'uomo talora - quando
dorme su cuscini di piuma o lungo
spiagge s'abbandona al sole o ride sotto
il cielo di tutti - si vergogna
d'essere uomo.
Aprile-maggio 1969 |
|
|
Da Miopia si riportano le seguenti due poesie. La prima dà il titolo alla raccolta
|
||
|
MIOPIA Spesso
tutto è perduto dentro
inafferrabile fumo pallido
d'identità. Non ha carezze l'aria
ne la luce i suoi colori. La
vista è piccolo fiammifero che
qua e là s'accende a illuminare un
solo punto nero, il più vicino. Il
tutto (e il meglio) lontano rimane chiuso
alla nostra comprensività. Non
so più se è asfalto o prato quello
che appare laggiù dal balcone mucchio
di sterpi o cespo di rose strisce
di plastica o esili capelli
di salice abbandonati al
sole. Ah la miopia! Ma se inforco gli
occhiali un calore è
serpe sotto la pelle novello
flusso penetra nel sangue. Torna
nel cielo l'arcobaleno. L'orizzonte
apre monti e case variopinte
con gente seminata lungo
strade e campagne nell'abbraccio
d'uno sguardo. La
distanza si accorcia. Ecco il
fiammifero è una torcia. |
SUL
VASO Non a me grazie ma alla radio se
ogni mattina penetrate in
questo sacro recinto che apre col
suo rito la mia giornata. Tutti
presenti i gerontocrati come
da magia qui convocati. Mr.
Well per ardore di pace manda
spie ed armi in Nicaragua lancia
anatemi denudando il petto sicuro
faro dell'Occidente. Il
gelo siberiano non scalfisce l'imbronciato
Da che dal sofà guida i
fili delle bombe afgane e
i pensieri dei fratelli polacchi. Nel
vino italiano Merci impasta la
calce e Lady Sweetness spedisce soldati
a spazzare Londonderry. Herr
Gebot getta ponti a sinistra mentre
a destra strizza l'occhio. E
Rossi in camere buie cerca il
bandolo dell'imbrogliata matassa il
grimaldello che a nuova aria
dischiuda la finestra. Quando
mi levo e tiro lo scarico allo
scroscio gargarizza il vaso liberando il puzzo dalla stanza. 14-3-1982 |
|
.
|
Da Radici e ali si riportano le seguenti due poesie |
||
Ove
tutto è predisposto Ove tutto è predisposto (il tavolo e le sedie al loro posto il tappeto disteso il letto rifatto i quadri appesi le piastrelle lucenti l’acqua cambiata nel vaso dei gigli) è lì che attende impaziente balza in piedi va alla finestra tende l’orecchio al minimo brusio a un probabile calpestio. (Ecco improvviso alito di vento accelerazione brusca di motorino sbattere sordo di qualche uscio che rompe l’immobilità del giardino). Pendono maturi i frutti del nespolo vi sosta una coppia di storni. Arriverà dal viale il fascio di luce e colori. Arriverà … Già trabocca la stanza. Cadono i muri. S’aprono gli occhi al vasto orizzonte.
|
Della
partenza forzata ricordo Della partenza forzata ricordo la gelida tramontana che sferza gli isolati e scioglie alberi e pastrani, il vuoto nero delle strade i cani randagi rannicchiati ai muri. Quel sibilo riprende corpo sovente nelle notti insonni al chiuso di grigi alloggi metropolitani e allontana di più il ritorno.
|
Torna alla Home Page della Sezione "Arte & Letteratura"