GIANROCCO GUERRIERO

Prefazione a "Nel Vaso di Pandora"

Qualsiasi tentativo di spiegare razionalmente cosa può indurre la genesi di un'opera poetica, pur nella sua organicità, sarebbe destinato ad un sicuro fallimento e, nel migliore dei casi, ucciderebbe la poesia stessa. La priverebbe cioè di quell'aura evanescente di profondità quasi noumenica che da sempre la caratterizza ed andrebbe ad intaccare affatto quella spontaneità e quella inconsapevolezza razionale con le quali, sovente, viene partorita. Ciò in particolar modo quando il gioco di parole che le è proprio, lungi dal presentarsi come mero virtuosismo linguistico, sembra piuttosto adeguarsi ad una "necessità creativa" nell'accezione in cui a questo termine faceva riferimento, ad esempio, Rilke.

Una necessità che scaturisce dal porsi e riporsi in maniera critica nei confronti di quello che solitamente chiamiamo "mondo esterno", dal bisogno di trascendere la quotidianità, dall'avventurarsi nell'arduo territorio delle domande di carattere ontologico. Una necessità che spesso è catalizzata dagli stessi stati melanconici che fanno da incubatrice a tali interrogativi, sprigionando una notevole forza creativa.

Del resto, il processo di elaborazione poetica è essenzialmente induttivo. E’ innescato sempre da fattori contingenti, i quali necessitano di una momentanea sensibilità e di una completa interiorizzazione per essere colti nel loro significato più profondo.

E il frutto di tale contingenza che poi deve presentarsi all'insegna dell'universalità. Nel senso che anche quando l'”accidens” si è svuotato del suo significato soggettivo, l'opera che esso ha ispirato non deve smettere di dire, coinvolgere, trovare anche a distanza di tempo chi possa riconoscersi in essa attraverso un personale processo di rielaborazione, stavolta deduttivo.

In tal senso, lo scopo di questa prefazione è semplicemente quello di fornire una possibile chiave di interpretazione della raccolta di brani poetici in questione, di accennare alla struttura portante che le dona una certa organicità, nonché di puntualizzare alcune questioni inerenti prettamente lo stile.

Ebbene, se Promèteo rappresenta l'Uomo nella sua incessante ricerca eudemonologica che da sempre ne ha influenzato l'agire, allora Pandora si erge a simbolo antropomorfo dell'oggetto stesso di tale ricerca, tanto illusoria quanto indispensabile alla stessa esistenza. Pandora incarna le ambizioni e le aspirazioni intellettuali, ma anche le passioni e le debolezze, le illusioni e tutto quanto scorra indistinguibile fra le infinite trame dell'unica, intricata rete del Bene e del Male.

Se Promèteo è l'Ulisse della commedia umana, Pandora è ciò che gli dà forza di vivere e di agire indipendentemente da qualsiasi pregiudizio di carattere morale: è il canto delle Sirene, è l'ammaliante Circe, ma è anche la sospirata Itaca.

Non a caso il sottotitolo recita espressamente: "Versi filosofici di fine millennio". "Filosofici" perché essi danno forma ad un arcipelago di idee solo apparentemente scollegate fra di loro che, ad una più attenta analisi, si rivelano essere piuttosto tanti picchi emergenti da un unico, imponente blocco che è quello della storia del Pensiero da Socrate alla scienza contemporanea.

Il tutto visto a misura d'Uomo, nel continuo scontro dialettico fra la sua evidente realtà soggettiva e la presunta realtà oggettiva esterna che si presenta sotto il duplice aspetto di unico presupposto della stessa esistenza, ma anche di insormontabile vincolo che continuamente vi si oppone.

"Di fine millennio" perché scritti da un uomo che si accinge a varcare la soglia del terzo millennio, ed è l'Uomo di sempre, lo stesso Uomo che subì metaforicamente la profanazione di quel Vaso!

Per quel che invece riguarda lo stile, i "Canti di Prometeo a Pandora" nascono come omaggio alla poesia leopardiana e quindi sono strutturati in versi sciolti di endecasillabi e settenari. "Al Sole" è costruita in terzine dantesche di endecasillabi a rima incatenata, mentre buona parte dei restanti brani segue lo stile della poesia contemporanea, libera da ogni vincolo di forma metrica precostituita.


 

Torna alla scheda principale su Gianrocco Guerriero