VENTO D'ORIENTE
Ti racconterò
che eravamo assopiti e che il
Tempo
frantumato in mille schegge
non conservava niente della
propria integrità.
Che erano schegge vendute a caro
prezzo,
ma non permutabili con alcunché
che desse un senso alla storia
di questa umanità. Nè ad ogni
singola vita.
Intontiti, inerpicati su una lunga
scala
sempre più stretta, senza una
fine,
che salivamo come tanti automi
solo per paura di ridiscendere
o di fermarci e nell'angoscia
precipitare giù!
Ci odiavamo, in alto, e guardavamo
misericordiosi o con disprezzo in
basso.
Ricchi, sazi, ovattati.
Annoiati.
Già, annoiati!
E svuotati dentro, senza memoria;
ubriacati da un presente
immutabile nel suo mutare, ma
senza mutamenti.
Questo ti racconterò!
Che eravamo una generazione
ingenua,
che non eravamo neanche in grado
di capire
perché mai si dovessero costruire
tante armi sofisticate e praticare
ancora
giochi di guerra...
quando quei soldi avrebbero potuto
alleviare
la miseria di milioni di persone
in un mondo che si era fatto
sempre più vicino
e proprio per questo, forse,
ancora più lontano!
Quanto lontano può apparire
a chi vaga nella nebbia
il precipizio che ineluttabile
lo attende dopo soli pochi passi!
Ed il Tempo era la nostra nebbia
infittitasi nelle coscienze,
poiché prende le sembianze
dell'eternità,
una sola ora, agli occhi di chi si
appresta
ad una gara in cui i centesimi
di secondo faranno la differenza.
Ti dirò che questo era il
progresso
al quale innalzavamo altari,
e sacrificavamo agnelli.
Vite umane, più spesso!
E che tutto il Mondo,
pensavamo, fosse il nostro mondo
e che neanche più discernevamo
un film dalle immagini crude
rubate in Africa oppure in
Palestina
e buttate in un TG all'ora di
cena.
Immagini qualunque, impresse sulla
retina
per qualche istante, giusto il
tempo
di mandar giù un altro boccone
e far valere il potere
di chi fra le mani
stringe un telecomando!
Questo ti racconterò.
Poi, dopo un lungo silenzio,
ti racconterò del giorno
in cui un forte Vento
giunto dall'Oriente
ci ridestò di colpo.
Dal robotico, frenetico,
sonnambulesco
ricalcare i nostri stessi passi.
Di un Vento distruttore
fatto della nostra stessa forza,
vivo della nostra stessa aria,
sprezzante della nostra Volontà
(se Volontà di qualcosa di
sensato
c'era ancora nelle nostre
menti!)
E che quel Vento cambiò il
mondo...
Che in esso videro un Dio,
un Dio giustiziere,
gli oppressi dalle radici
profonde
ed invisibili dei pilastri del
progresso.
Ed oppressi, prima ancora,
da quello stesso Dio!
Ma cosa mai è un Dio?
Ti racconterò, così, di quando
coesistevano più dèi
a portar consolazione e ad
infondere coraggio
agli uomini comuni ed agli eroi,
a navigatori di flutti
sconosciuti.
E poi di quando essi furono
riuniti
pericolosamente in un sol nome
(Tanti, la implica; Uno non
tollera diversità!)
anche se diverso
a Oriente e ad Occidente.
E di quante vite perirono nei
secoli
trafitte da fredde lame,
crocifisse,
lapidate, di stenti,
in nome dell'uno o l'altro Dio.
Droga per le menti,
altro che Dio!
Ti dirò senza alcun dubbio
che preferirei credere,
piuttosto,
nel mondo delle Idee
del vecchio Platone.
Sono più innocue, lassù nell'Iperuranio
e non inculcano odio in quelle
anime
che un giorno torneranno
sotto chissà quali spoglie,
quale
lingua, quale strato della vita!
Esige rispetto per la diversità
il mondo di Platone.
Crederei a lui piuttosto
se proprio volessi inebriarmi
di favole la mente!
E ti dirò che a Lui, in qualche
modo,
attinsero gli "autori"
di quel Dio,
i furbi rappresentanti in terra
dell'uno e l'altro Dio
(Dio: puro significante scevro
di qualsiasi significato vero!).
Attinsero e poi distorsero
a piacimento, secondo necessità
(di fama e di potere,
naturalmente,
non certo di pace e di amore per
l'Umanità!)
Ma attenta! ti racconteranno
di persone sante
di uomini pii che sacrificarono
se stessi,
che fecero miracoli in Suo nome.
L'addurranno come prova!
Non dovrai credere a chi ha il
cervello
intriso d'oppio fino all'ultimo
neurone!
Ti dirò che, Quelli,
un Dio ce l'avevano nell'anima
e che solo un'arcana magia
(chiamata fede)
e ad essi stessi ignota
li induceva a credere ed a
predicare
che quel Dio regnasse fuori
dal loro stesso corpo e dalla
mente!
Noi siamo Dio!
Noi Satana, anche!
persi in una danza che li
confonde,
li divide, li rende uguali,
sotto una fioca luce
riflessa dai reticoli del
tempo!
Questo ti dirò, un giorno,
quando ti racconterò del
Vento.
Del Vento che ci svegliò!
E che la pace
non sempre porta pace
né la guerra, guerra;
non finché (e sarà forse
sempre)
cancrene di prepotenza e di
ottusità
prospereranno e si nutriranno
dagli stessi tessuti che le
hanno generate.
Che la stupidità è quella
destinata
sempre a vincere ed a regnare.
Che se una voce forte,
autorevole
manda messaggi di odio, grida
vendetta, anziché giustizia
e non è capace di uscir fuori
dalla misera umanità che le
compete,
ci sarà sempre qualcuno, il
giorno dopo,
pronto a massacrare il vicino
di casa
colpevole, magari, soltanto di
pregare
in maniera diversa un altro
dio.
O per il diverso colore della
pelle!
Questo ti racconterò:
che giustizia ed odio sono
cose diverse;
che non vale la pena
d'ascoltare
i falsi pacifisti né i
guerrafondai.
Che non è saggio attendere
il castigo della morte
per riempire di senso
i vuoti della vita!
E ti ricorderò,
nelle notti d'estate,
quando il silenzioso ordine
delle stelle in cielo
pare riflettersi su questa
Terra,
che il mondo continua anche
sotto l'orizzonte
dove non brillano le stesse
stelle,
dove potrebbe in quello stesso
istante
germogliare un Vento
impercettibile.
E farsi forte.
Ed investirti all'improvviso.
Che venga da Oriente o da
Occidente.
Di non dimenticarlo.
Questo ti racconterò...
... Aurora ...