Ettore Lorito - GENZANO DI BASILICATA - CRONOGRAFIA |
Parte V - Cap. I - Genzano moderno
Isolato sopra un piccolo colle, cinto da profonde fossa oggi quasi tutte riempite o trasformate in cantine e grotte, il Castello di dove uscì il prode Raul per seguire, con i suoi gregari, il forte Boemondo alla Crociata, per secoli fu vigile scolta del paesello che s'era andato man mano addensando di fuochi ai suoi piedi.
E ancora oggi, benché ridotto nel 1892 a
moderna architettura, per riparare i danni di un terremoto, svisato e
trasformato, privo delle preziose bifore dì cui l'adornarono gli Angioini,
degli spalti, delle bertesche, dei merli che ancora molti ricordano,
conserva tuttavia la mole massiccia dei suoi tre piani e ospita tutti gli
uffici pubblici (1).
Al pian terreno sono allogati: l'ufficio postelegrafico, quello delle guardie urbane, l'Ambulatorio antimalarico dalla parte anteriore; dalla parte posteriore: l'Ufficio di Conciliazione a mezzogiorno e l'ufficio carcerario a settentrione.
Al primo piano: la Tesoreria comunale e l'Ufficio sanitario; dalla parte posteriore le carceri mandamentali. Il secondo piano è interamente occupato dalla sede municipale; il terzo dalla pretura.
Dalla terrazza dell'ex Marchional Corte, munita di un orologio a torre, a 588 metri sul livello del mare, si ammira l'ampio e ricco panorama che ha per sfondo, da una parte Acerenza, il Vulture, Forenza, Maschito, Venosa, Palazzo S. Gervasio, Banzi; dall'altra parte, oltre il Castello di Monteserico, Spinazzola, Altamura, Gravina, Irsina e la fertile pianura pugliese; dalla parte di mezzogiorno, la vallata del Bradano.
Genzano di Lucania, come oggi suol chiamarsi,
è uno dei migliori comuni della Lucania (1), conta poco più di 8000 abitanti e
dista dal capoluogo di Provincia, Matera, 88 chilometri (2).
Trovasi sulla linea ferroviaria Potenza-Bari delle Calabro-Lucane, con scalo ferroviario a circa Km. 7 dall'abitato.
E' allacciato a Oppido, Pietragalla, Potenza da una parte, a Banzi Palazzo S. Gervasio, Montemilone dall'altra, a mezzo di autocorriera della Fiat, dallo scalo ferroviario al paese vi è un auto-servizio locale.
E' unito, a mezzo di via rotabile, anche, con Acerenza dalla cui Archidiocesi dipende.
Altra rotabile unisce Genzano con Spinazzola appartenente alla provincia di Bari; un'altra è in costruzione e allaccerà il nostro paese con Irsina.
L'abitato, specialmente quello della parte antica, danneggiato dal terremoto del 1694 e maggiormente da quello del 1857, venne restaurato e riedificato con lodevole sollecitudine; si presenta ora, nella parte nuova, lindo con case basse, bianche, con strade larghe, diritte, simmetriche a sistema pugliese: La via principale è il Corso Vittorio Emanuele, ampio, diritto, con spaziosi marciapiedi in mattoni, alberato nell'ultimo tratto.
Verso la metà del Corso, circondato da un giardinetto sempre fiorito, si ammira un grazioso monumento di bronzo, consacrato ai caduti della Grande Guerra 1915-1918, opera dello scultore barese De Bellis, inaugurato il 24 maggio 1923.
All'entrata del paese, ove ha inizio il corso Vittorio Emanuele, vi è il bellissimo Parco della Rimembranza con vasca circolare al centro, con sedili, viali alberati, superbe aiuole tanto da meritare il nome di Villa cittadina.
Parallelo al Corso Vittorio Emanuele scende, verso la sede municipale, il Corso Garibaldi ugualmente ampio, diritto, munito di marciapiedi ma di importanza secondaria.
Continuando per la via Filippetto De Marnis, che dal corso Vittorio Emanuele scende verso il Palazzo degli Uffici, si taglia la via Cavour all' estremità della quale trovasi la monumentale fontana Cavallina le cui acque zampillano fresche ed abbondanti sotto la materna benedizione e tutela di Cerere antica statua in marmo che il popolo chiama «Santa Abbondanza».
Tale opera voluta dall'amministrazione comunale capitanata dal Cav. Francesco Saverio Cardacino, venne inaugurata il 3-9-1893; Oratore ufficiale della cerimonia fu il giovanissimo poeta Pasquale Albani.
Direttamente dalla via Cavour, o per via XX Settembre, si giunge al paese vecchio dalle strade anguste, contorte, acciottolate ma pianeggianti.
La via principale è quella del Carmine dal nome del Convento carmelitano che su quella strada si trovava e da quello della Cappella ancora esistente, strada che termina al «Largo della Chiesa» ove si trova la Chiesa Parrocchiale intitolata a S. Maria della Platea.
Per il Vico S. Giovanni, da una parte, e per via «Trieste» dall'altra, si giunge alla Piazzetta «Aquilina Sancia» dove il paese antico finisce.
In direzione opposta a quella della rotabile che mena a Banzi, all'ingresso del paese nuovo, si stende, per oltre un chilometro, il largo e diritto viale «21 aprile» che mena alla civettuola necropoli, sita all'ombra delle annose querce del bosco comunale « Macchia».
Anche qui, cinta di ringhiera, allieta lo sguardo dei visitatori una villetta che precede il Sacro Recinto.
Sul muro che regge il cancello d'ingresso si
legge, tra le altre, una bella epigrafe che sta a dimostrare quanto grande sia
stato il desiderio di libertà dei nostri antenati: Eccola:
LA LIBERTA'
EMANCIPO' LE
TOMBE(3)
I POPOLI CIVILI
PIU' VENERANDE LE
RESERO
Il Cimitero è una serra di fiori tra cui occhieggiano le candide Cappelle gentilizie, le tombe dei modesti borghesi e le umili croci del comun Campo di Seppellimento.
Si sente aleggiare nella meste dimora, con la pietà del popolo tutto, il fascino dei boschi e la gentile poesia dei fiori.
La costruzione della necropoli fu decretata
nel 1817 ma i lavori si iniziarono solo il 30 aprile dell'anno 1840. Il cimitero
venne abbellito ed ampliato nel 1892.
Genzano ha circa 22 mila ettari di ubertoso territorio, quasi tutto coltivato a cereali, tanto che viene considerato, il granaio della zona e il grano che si produce, come asserisce Lorenzo Giustiniano nel suo «Dizionario del Regno di Napoli», si stima il migliore della Basilicata.
Il territorio produce vini squisiti (tra i quali primeggia l'aglianico), lana, latticini, olio, ecc. ecc.; da qualche anno si è intensificata la cultura delle piante tessili e del tabacco, è bagnato dal Bradano, dal Basentello dalla Fiumara, e da altri ruscelli per cui il panorama è sempre verdeggiante specialmente perché esistono ancora trecento ettari di terreno coperto di bosco.
Il paese è fornito di fognature, di acqua potabile di primissima qualità, di luce elettrica.
Si attende la pavimentazione delle strade giacche il relativo progetto dell'importo di parecchi milioni di lire (4), è stato da tempo approvato ed il comune ha già pensato al modo di finanziare l'opera.
Genzano ha rendite patrimoniali rilevanti e quindi un ricco bilancio.
E' capoluogo di mandamento dal 27 luglio del 1851 ed ha alla dipendenza il comune di Banzi che, dall'anno 1811 in cui si distaccò dal comune di Spinazzola, sino al 1905, anno in cui divenne comune autonomo, fu alla dipendenza di quello di Genzano.
Apprendiamo dalla deliberazione del
decurionato in data 12 maggio 1818 che Banzi, con R. Decreto dell'anno 1813,
divenne Comune autonomo ma subito dopo ritornò alla dipendenza del nostro, per
motivi d'ordine finanziario (5).
Contemporaneamente alla creazione del R. Giudicato avvenne quella dell'ufficio del registro che ebbe vita brevissima.
Invano dal 1867 le amministrazioni comunali, i cittadini, i sodalizi supplicarono il R. Governo perché detto ufficio venisse ripristinato: solo nel 1908, per opera dell'Onorevole Rocco Santoliquido, venimmo accontentati.
Anche per l'interessamento dell'On. Santoliquido si ebbe il deposito dei generi di privative da cui dipendono i comuni di Banzi, Oppido, Forenza, Acerenza.
Ma durante il governo fascista, per beghe locali, si privò il nostro paese dell'ufficio del Registro e della Direzione delle nostre scuole.
Crediamo superfluo accennare al disastroso
distacco del nostro comune dalla provincia di Potenza, giacché per opera di S.
E. l'on. Vito Reale, dal di 5-l-1945 (6) ha fatto ritorno a Potenza.
Riavremo certamente l'Ufficio del Registro, la Direzione delle scuole elementari e il ritorno della nostra pretura (7) al tribunale di Potenza.
Si costituì al riguardo un comitato di agitazione formato dai signori Dott. Falanga Francesco, ispettore forestale; Dott. Prof. Mainenti Pasquale; Cerasuolo Biagio; Cerasuolo Vincenzo; Granieri Pasquale; Delledonne Carmine; Lanubile Canio, Di Carlo Vito, Bibbo Nicolino sotto la presidenza dello scrivente, che non deporrà le armi fino a quando giustizia completa non sarà fatta a Genzano.
La vittoria non potrà ritardare giacché
all'agitazione parteciparono e vivamente partecipano le autorità e l'intera
cittadinanza (8).
_____________________________________
(1) Brettagna R.
(2) Il Capoluogo ora è Potenza distante da
Genzano 56 chilometri.
(3) Durante il governo borbonico era vietato
seppellire nelle chiese e nel Sacro Recinto quelli che morivano senza il
conforto dei Sacramenti.
(4) Ora si parla di miliardo e i lavori sono
a buon, punto.
(5) Il decreto, anzi, non ebbe esecuzione.
(6) In applicazione del R. D. L. 13-4-1944 N.
118 pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 23 del 29.4.1944.
(7) Ritornata dal I-1-1948.
(8) Il commissario prefettizio del tempo,
cav. Federico Mennuni, prese al riguardo due importantissime deliberazioni.
Parte V - Cap. II - Congrega di carità
All'assistenza degli ammalati bisognosi e dei poveri in genere provvedeva, sino a pochi anni fa, la Congrega di Carità ora assorbita dall'Ente Comunale di Assistenza.
La Congrega assorbì l'opera pia delle «Cappelle Riunite».
Aveva, quindi, beni mobili ed
immobili molti dei quali provenivano dalla nobile signora Donna Aquilina Sancia,
altri dalle scomparse o soppresse Comunità religiose e dalle Confraternite
Laiche.
Amministrò sino al 1908 anche il Monte Frumentario di cui parleremo nel capitolo seguente.
La benefica istituzione aveva, come si rileva dal testamento di Aquilina Sancia del 1327, sia pure a sistema molto ridotto, un ospedale che serviva più che per gli ammalati, per i vecchi bisognosi e per i senza tetto.
Posteriormente l'amministrazione della Congrega fece riattare alcuni locali dell'ex Convento delle Clarisse per dare all'ospedale una sede migliore e provvide a farli attrezzare in modo confacente ai nuovi tempi.
Ma dopo pochi anni l'ospedale scomparve del tutto. La Congrega riuscì ad avere una propria farmacia che fu soppressa il 16 gennaio del 1921 con la morte dell'ultimo farmacista titolare Don Giuseppe Claps fu Luigi.
La benemerita istituzione ebbe sempre una vita prospera e, nonostante le solite manchevolezze dei vari tesorieri, il bilancio si mantenne in buone condizioni.
Da un esame fatto a quello dell'ultimo anno di vita, abbiamo potuto rilevare che l'annata si chiuse con un avanzo di L. 8593,99 benché il numero delle persone assistite fosse, negli ultimi anni salito a circa 800.
La Congrega di Carità ebbe a sostenere
annose cause contro i cassieri infedeli, contro gli usurpatori dei beni affidati
alla sua amministrazione: importantissima quella sostenuta contro gli eredi
della Casa Marchesale di Genzano per la tenuta detta «il Quadrone» di tomoli
160, chiusasi felicemente in Cassazione, con una completa vittoria della Pia
Istituzione, il dì 8 giugno 1880.
Non siamo in grado di precisare come e quando
furono alienati i beni della Congrega.
Parte V - Cap. III - Il Monte Frumentario
In risposta alla nota del 13 agosto dell'anno
1830 N. 6106 ed ad un successivo sollecito con cui si chiedevano notizie intorno
allo scomparso Monte Frumentario da parte del Signor Intendente della provincia
di Basilicata, il Comune scriveva:
Genzano, 24 ottobre 1830.
Signor Intendente.
«In esecuzione del di lei ufficio del dì primo di questo mese N. 7603 con cui ha incaricato questa Commissione di Beneficenza di prendere migliori indagini sulla inesistenza del Monte Frumentario, interpellando i più vecchi del paese, la stessa commissione avendo interpellato analogamente Nicola Francesco Di Pierro colono di anni 80, mastro Savino Franzino di anni 74, e Vito Petraccone del fu Leonardo d'anni 56, anche colono, li medesimi hanno detto:
Che circa l'anno 1789 l'ex Barone diede un soccorso di grano a questi coloni per la sfertilità del ricolto di quell'anno, onde far covrire in germini i terreni dell'agro di Genzano, su de' quali ne percepiva la terraggiera, riscuotendo sul grano di soccorso misure due per ogni tomolo di grano, quale si andiede a rilevare dai medesimi coloni da Palazzo, ed Oppido, Feudi dell'ex Barone.
Un tale tratto di umanità durò fino a
quando si estinse la Feudalità in guisa che appena questa cessò l'ex Barone
riscuotè il genere dato e ne fece quell'uso che meglio li piaceva».
Queste sono le indagini che la Commissione ha
potuto prendere, e che rapporta al lodato Consiglio.
La Commissione
Pasquale
Bonifacio, Assessore Vito Mennuni, Sindaco
Come si rileva dalla lettera del 27 maggio
1882 del Consiglio Generale degli Ospizi per la Provincia di Basilicata a firma
dell'Intendente del tempo, presidente delle Pie Opere della Provincia, il nostro
Monte Frumentario era dotato di ben mille tomoli di grano!
Un bel giorno il Monte sparì e tutti finsero
di ignorarne la sorte.
L'Autorità tutoria, in seguito ai continui
reclami degli agricoltori interessati, chiese più volte alle autorità comunali
notizie dello scomparso Monte e ... venne fuori la dichiarazione dei cittadini:
Dipierro, Franzini, Petraccone riportata in principio del presente capitolo.
Ognuno può vedere facilmente come la verità si volle di proposito nascondere.
Dal 1806, epoca in cui venne abolita la Feudalità, al 1°ottobre 1830, giorno in cui il Sindaco e l'Assessore di Genzano risposero al capo della Provincia di Potenza, erano passati appena 24 anni e non era assolutamente possibile che una istituzione che interessava tutto il paese scomparisse senza lasciare traccia alcuna.
Del resto il numero esiguo dei cittadini interrogati (appena tre), la qualità stessa delle persone che andarono a deporre, l'assenza delle dichiarazioni delle autorità del Clero, la circostanza che in un piccolo paese come il nostro si sanno, a memoria fatti remotissimi tramandati di generazione in generazione sono elementi che lasciano intravedere la verità.
Forse si dovette coprire, con una pietosa menzogna, uno dei comuni fatti di... «ordinaria sottrazione dei beni del popolo!».
Se alle osservazioni fatte si aggiungano le
circostanze che l' ultimo Marchese di Genzano fu un munifico signore che non
avrebbe mai spogliato il popolo di un beneficio tanto necessario alla vita del
paese; che data la sciagura capitata al figlio Filippetto, il marchese lasciò
quasi tutto in abbandono... si vedrà ancora meglio che i mille tomoli di grano
presero altra via e non quella della Marchional Casa.
Le autorità di Genzano, per far cessare il malumore del popolo causato dalla scomparsa del Monte Frumentario, iniziarono le opportune pratiche perché il monte risorgesse.
Ed infatti l'Intendente di Potenza, con nota
del 21 gennaio 1833 N. 251 comunicò al Sindaco che «il nove dello stesso
mese ed anno era stata approvata Sovranamente la creazione di un Monte
Frumentario nel nostro Comune con la iniziale quantità di tomoli 40 di grano e
che l'amministrazione di esso Monte doveva uniformarsi alle modalità emanate in
data 8 marzo 1825 ai fini di incoraggiare veramente l'agricoltura e di sollevare
i coloni poveri in modo concreto».
In data 29 aprile 1833, con lettera N. 3522, si autorizzò l'acquisto dei primi 50 tomoli di grano.
Il Monte venne convertito in Cassa di Prestanza Agraria in contanti il 14-5-1870 e con decreto reale dell'otto settembre 1888 l'amminisrazione fu affidata, per gli articoli 56 e 62 della legge 17 luglio 1880, N. 6972, alla Congrega di Carità.
La Congrega nominò amministratori: Stefano
Ferrara e Menchise Canio ai quali successero: Ferrandina Antonio e Lattansio
Michele.
In seguito a reclami dei cittadini, il Prefetto mandò, quale commissario, l'avvocato Nicola Fornario che accertò delle responsabilità a carico dei primi quattro amministratori i quali furono costretti a versare L. 628,82, i primi due, L. 4286,50 gli altri due nelle mani del Cassiere dottor Francesco Saverio Albani.
Da quel momento la Congrega ebbe la diretta gestione del Monte.
In seguito le irregolarità continuarono sino
al giorno in cui, con la liquidazione del capitale rimasto, si acquistarono
titoli della rendita pubblica.
Così si trasformò completamente il Monte
Frumentario e non rispose più alle finalità per cui era stato istituito.
Ad iniziativa del gentiluomo don Ernesto
Cortese, verso il 1908, venne fondata una Cassa di Crediti Agrari per i piccoli
agricoltori e i fittuari di Genzano, alla quale fu anche affidata
l'amministrazione del Monte Frumentario che da quel momento visse accanto alla
Cassa Agraria.
La Cassa, a poco a poco, prese tale sviluppo
da abbracciare la grande maggioranza dei coloni di Genzano al punto di trovarsi
in grado di poter fornire ai soci ed ai non soci: semenze, concimi, attrezzi
agricoli, macchine, spago per mietitrici, oli minerali, prodotti
ante-crittogame, paste alimentari ecc. ecc.
Ma anche questa volta, mentre la Cassa era
nel suo pieno sviluppo, si ammalò del solito incurabile male che la ridusse in
fine di vita.
Dopo di qualche anno, nel 1926 risorse col nome di «Cassa' Comunale di Credito Agrario» sotto la sorveglianza del Banco di Napoli e assorbì completamente tutti gli affari riguardanti la vita agricola di Genzano.
Fece nuovamente capolino il mal che non perdona, e la Cassa definitivamente venne seppellita e, con essa, il monte frumentario.
A differenza di quanto era avvenuto per i
primi quattro amministratori, gli autori di tutti gli altri rilevanti ammanchi,
non pagarono nemmeno un centesimo!
Così finì miseramente una delle più belle
istituzioni ed il Monte Frumentario che la saggezza e la munificenza dell'ultimo
feudatario di Genzano aveva creato.
Parte V - Cap. IV - L'istruzione pubblica
Per i motivi più volte citati, ben poche sono le notizie rintracciate intorno alla pubblica istruzione a Genzano.
Abbiamo dovuto attenerci a quello che i nostri anziani hanno riferito alle notizie ricavate da manoscritti appartenenti a privati cittadini spesso privi di firme e di data certa.
Il più antico di essi, scritto in lingua latina su pergamena, da noi, consultato in casa dell'avv. Don Giulio Polini, risale al 14° secolo, e parla di una scuola frequentata da tale Giambattista Cristiani di anni 10 che meritò il primo posto tra i suoi undici condiscepoli e una medaglia d'argento «per lo zelo dimostrato nell'adempimento dei suoi doveri di «discendo» della comunità di «S. Vitale»,( ?).
Un secondo manoscritto, di data più recente,
parla di una lite sorta tra la famiglia Lapso (o Clapso) e il maestro della
Scuola Pia a causa di eccessivo abuso di mezzi di correzione in danno di un tale
a Gaitano a di anni 9.
Di certo tutti i non pochi ordini religiosi esistenti nel nostro paese si dedicarono all'insegnamento della gioventù, ma i padri del convento dei Riformati di S. Francesco ebbero una organizzazione scolastica vera e propria con una scuola speciale per i fanciulli.
Anche questa sezione era a pagamento però spesso ospitava dei ragazzi poverissimi che, in cambio di piccoli servizi prestati dalie loro famiglie alla Comunità, potevano imparare a leggere, a scrivere, a fare di conto e a servire la Santa Messa.
La scuola parrocchiale per i bambini sorse più tardi e fu sempre in contrasto con quelle della Comunità per l'eterna rivalità esistente tra il clero secolare e le Comunità Religiose.
In verità la scuola Parrocchiale si occupava quasi esclusivamente di «catechismo» per cui il popolo la guardava con diffidenza e cercò in tutti i modi di staccarla dalla chiesa della quale era un appendice.
I non pochi tentativi fatti al riguardo però fallirono perché le autorità religiose, per combattere le eresie ... e le idee liberali che facevano capolino anche nei piccoli centri, controllavano rigorosamente l'insegnamento e non permettevano che le scuole del popolo venissero affidate a persone estranee alla Chiesa.
Ufficialmente la prima scuola pubblica per bambini distaccatasi dalla Parrocchia risale al 1812, come risulta dal resoconto finanziario del Decurionato del tempo.
Tra i primi maestri che insegnarono fuori della Parrocchia si ricordano: nel 1812 don Vincenzo Polini e donna Maria Teresa Maizzano rimunerati dall'Università rispettivamente con ducati 50 e con ducati 30 all'anno (1).
Alla Maizzano successe donna Caterina Franzini.
Nel 1830 successe al Polini don Giuseppe Marchione con la paga annua di ducati 24.
Nel 1841 quale maestro di Catechismo e di agraria venne nominato don Michele Mennuni con la paga annua di ducati 36.
S. E. l'Arcivescovo di Acerenza e Matera nel dì 15-5-1845 nominava per le scuole maschili il maestro d. Giuseppe Nicola Lagala e per le femminili la maestra donna Maria Giuseppa Dipierro che iniziarono il loro servizio il 1° giugno con lo stipendio annuo di ducati 24 a carico dell'Università.
Dal bilancio comunale del tempo risulta che eguale salario veniva dato al sagrestano della chiesa parrocchiale.
Una seconda scuola maschile per le classi elementari superiori fu affidata al prof. don. Vinceslao Saluzzi, valente latinista, che poi divenne R. Ispettore Scolastico del Regno d'Italia.
Nel 1860 fu nominata un'aiutante alla maestra donna Maria Giuseppa Dipierro nella persona della di lei figlia donna Anna Maria con la paga annua di ducati 18.
Per il numero eccessivo delle bambine che, non potendo frequentare le scuole tenute dagli ordini religiosi, si riversavano nella scuola pubblica, con deliberazione del giorno 8 aprile 1870 il consiglio comunale nominava un'altra maestra nella persona di Ignelsi Diletta con lo stipendio di L. 300 all'anno.
Finalmente il 23-12-1872 fu, istituita la prima scuola serale per adulti analfabeti ed affidata al maestro Luigi Bovio.
Così la vera scuola del popolo continuò a svilupparsi in armonia con la conquistata libertà politica.
Le classi aumentarono di anno in anno sino a raggiungere l'attuale numero di 25 con una popolazione scolastica di oltre mille alunni.
Nel 1919 anche nel nostro mandamento venne istituita la direzione didattica governativa ma, dieci anni dopo, per beghe locali, si trovò il modo di sopprimerla.
L'attaccamento di Genzano all'istruzione fu sempre notevole e, non potendo creare Istituti Educativi propri, incoraggiò quelli degli altri paesi.
Infatti il Consiglio Comunale il 13-5-1868 fece voti al Governo del Re perché il Seminario di Venosa venisse trasformato in R. Liceo Ginnasio.
Tuttavia nel 1928 l'Amministrazione Comunale riuscì a creare una scuola secondaria agraria in sostituzione della 6^ Classe (Corso Popolare) già esistente, ma dopo solo un anno di vita morì.
Non mancarono altri tentativi fatti da
privati cittadini che fallirono tutti (2).
In Piazza Roma si ammira un magnifico
edificio Scolastico ed un moderno Asilo Infantile affidato alle Suore del Sacro
Costato.
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(1) A Potenza, il primo maestro fu nominata
nell'agosto del 1807. (Riviello, Cronaca Potentina, pag. 69).
(2) Nell'anno scolastico 1948-1949, a
iniziativa del nostro concittadino preside Pentassuglia, è stata istituita la
prima classe di una scuola di avviamento professionale a tipo agrario.
Parte V - Cap. V - La giustizia conciliatrice
Abolita la feudalità nel 1806 decaddero tutti i magistrati sia elettivi che di nomina regia e quindi anche il Baglivo che trattava le cause civili di lieve valore.
In conseguenza le dette controversie divennero di competenza del R. Giudicato.
Ciò, oltre a costituire un aggravio insopportabile di lavoro per i giudici mandamentali, arrecò seri danni al popolo.
Non in tutti i comuni esisteva il R. Giudicato sicché, anche per la vertenza di una sola lira, bisognava recarsi nel capoluogo di mandamento.
Questo stato di fatto rendeva praticamente impossibile la risoluzione delle liti di lieve valore.
Si introdusse così nel Regno delle Due Sicilie, tra il 1817 ed il 1819, l'istituzione della Giustizia Conciliatrice Con la legge 6-12-1865 n. 2626 tale istituzione divenne parte dell'ordinamento generale giudiziario del regno d'Italia.
Ogni comune ebbe il suo ufficio di Conciliazione retto da un Giudice Conciliatore coadiuvato da uno o più vice Conciliatore.
Nei comuni divisi in mandamenti, un ufficio per ciascuno di essi.
In Genzano il primo Conciliatore fu nominato nel 1818 con giurisdizione anche sulla frazione di Banzi.
Tale giurisdizione durò sino al 1905, anno in cui Banzi divenne comune autonomo.
Ecco l'elenco dei Conciliatori e vice Conciliatori di Genzano dal 1835 a oggi, così come risulta dagli atti esistenti in archivio.
Mancano le notizie dal 1818 al 1834.
Parte V - Cap. VI - Fiere
Nella nostra Genzano si celebravano, oltre quella che si teneva a Monte Serico, due fiere all'anno: quella di maggio e quella del settembre in ricorrenza della festività di S. Matteo.
Quest'ultima durava otto giorni e, a dire del prof. Giura Domenico della R. Università di Napoli, i mercanti che intervenivano (in gran parte provenienti dalla rinomata fiera di Grottole) avevano l'obbligo di risiedere nel Comune per tutta la durata della fiera.
Durante questo periodo esercitava le funzioni di Giudice, sia delle controversie civili che penali, uno speciale Magistrato detto «Mastro Giurato o Mastro Mercato», che aveva autorità illimitata e ciò per reale privilegio. Detto magistrato in Genzano prestava un mese di servizio, all'anno, 15 giorni a Pasqua e 15 giorni durante la festa e la fiera di S. Matteo (R. Tavolario Orazio Grasso).
Per gli abusi commessi in tutti i luoghi dal
nominato magistrato, il Re Carlo nel 1582, fu costretto a limitare l'autorità
del Mastro Mercato, con la prammatica 2^ «De Nundis» ; si stabilì l'obbligo
di sentire, sotto pena di nullità, il parere del giudice ordinario e se ne
limitò la competenza alle cause penali.
La fiera di maggio con Real decreto del
23-3-1836, che riproduciamo integralmente, si stabili di doversi celebrare nei
giorni di mercoledì, giovedì, venerdì che precedono la festa di Pentecoste,
poi fu abolita (1).
Con l'andar del tempo la durata della fiera di settembre si ridusse a soli 3 giorni e più volte ne venne spostata la data.
Così il 30-4-1859 il Decurionato spostò la data dai giorni 10, 11, 12, ai giorni 18, 19, 20 settembre; con deliberazione del 17-10-1875 il Consiglio Comunale spostò la data ai giorni 9, 10, 11 settembre e con altra deliberazione del 18 ottobre 1906 definitivamente fissava la data della fiera ai giorni 20, 21, 22 settembre.
Ma, specialmente per i continui spostamenti di data, la fiera decadde al punto da ridursi ad un modesto mercato della durata effettiva di una sola mattinata.
Di recente le cose sono mutate e, per
l'interessamento delle locali autorità, ha preso uno sviluppo degno di
ammirazione e fra qualche anno sarà tra le prime della regione.
Francesco I°
Per grazia di Dio Re del Regno delle Due Sicilie, di Gerusalemme ecc. ecc.
Veduto il parere della consulta de' Reali
Domini di qua del Faro; sulla proposizione del Nostro Ministro di Stato degli
Affari Interni,
Abbiamo risoluto di decretare e decretiamo
quanto segue:
Articolo 1 °
Il Comune di Genzano in Provincia di
Basilicata è autorizzato a celebrare una fiera annuale ne' giorni di mercoledì,
giovedì e venerdì precedenti la festa di Pentecoste.
Articolo 2°
Il Nostro Ministro Segretario di Stato degli
Affari Intemi è incaricato della esecuzione del presente decreto.
F.to Francesco
Il Ministro
Segretario di Stato per gli Affari Intemi: F.to Marchese Amati.
Il Consigliere
Ministro di Stato Presidente Intemo, F.to De Medici.
Per certificato
conforme: Il Presidente Interno: Firmato De Medici.
________________________________________________
(1) E stata ripristinata e fissata nei giorni
12 e 13 maggio.
Parte V - Cap. VII - Servizio postelegrafonico e illuminazione pubblica
Genzano è fornito di Ufficio postale,
telegrafico e telefonico di prima classe.
Sino al 14 agosto 1870 la posta si mandava e si rilevava all'ufficio di Potenza direttamente a mezzo di un pedone pagato dal Comune.
Le lettere venivano distribuite dallo stesso pedone e ciò sino al 3 giugno 1860, giorno in cui il Consiglio Comunale nominò il 1° portalettere con la paga di un ducato al mese.
Finalmente il 14 agosto 1870 il Consiglio Comunale deliberò la istituzione, a proprie spese, di un regolare ufficio postale destinando quale ufficiale l'applicato municipale Polini Giuseppe di Giulio.
Dagli atti esistenti nell'archivio Comunale si rileva che il 12-1-1871 il pedone postale Caggiano Michele venne travolto nel torrente Rossa di Pietragalla e non solo riuscì a salvarsi ma ritornò nel torrente e salvò la vita al compaesano Scazzariello Raffaele.
Per tale lodevole atto dovette abbandonare un mulo preso in fitto che morì annegato.
Il Consiglio Comunale di Genzano, nel
segnalare all'Intendente di Potenza l'atto coraggioso dell'umile pedone, faceva
voti perché al Caggiano venisse rimborsato l'importo del mulo, da parte del
Governo, del valore di lire 180.
L'Ufficio telegrafico fu istituito con deliberazione consigliare del giorno 17 maggio 1870 e del tutto indipendente da quello postale.
All'impiegato addetto il Comune assegnò lo stipendio mensile di L. 34 indipendentemente dalla percentuale sugli incassi all'impiegato dovuta da parte dell'amministrazione del servizio.
Detto ufficio è rimasto distaccato da quello
postale sino alla morte dell'ultimo titolare, D. Antonio Vignapiana, avvenuta il
3 febbraio del 1939.
Il primo fattorino telegrafico fu dal comune nominato il di 1° gennaio 1871 nella persona di Mucci Domenico con la paga annua di L. 255.
L'ufficio telefonico è di recente istituzione.
Chiudiamo il presente capitolo facendo noto che Genzano è stato uno dei primi paesi della Basilicata che provvide ad un regolare servizio di illuminazione pubblica.
Il primo appalto di tale servizio si effettuò il 17 maggio 1875 e contemplava N. 73 fanali a petrolio di cui 33 su colonne.
Nelle serate e nelle ore in cui splendeva la luna non si accendevano i fanali per cui il capitolato parla di ore 2000 di luce all'anno.
Precedentemente, però, aveva funzionato un rudimentale servizio di lampade a olio collocate innanzi a delle immagini sacre in pochissimi punti dell'abitato per devozione e per motivi di pubblica sicurezza.
Dal 1924 funziona l'illuminazione elettrica
affidata alla «Società Lucana».