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.Fontana Cavallina

 

 

Realizzata tra il 1865 e il 1893 sulla base di un progetto redatto dall’architetto Giuseppe Antonio Locuratolo, nato a Melfi nel 1796 e trasferitosi a Genzano di Lucania a seguito della repressione dei moti carbonari verificatisi in Basilicata nel 1820-21. (*)

La Fontana Cavallina di Genzano di Lucania, nel suo monumentale complesso architettonico, ha la forma di un anfiteatro con struttura a mattoni pieni, cotti, naturali, senza intonaco e con cordonatura superiore in pietra viva. Ha il pavimento fatto di selciato che si estende alle due rampe di accesso. Il muro interno delle rampe inizia e termina con un pilastro, su cui poggia un basamento quadrangolare portante una pigna in pietra. Detto muro è intervallato inoltre da sette altri pilastri, equidistanti tra di loro, che si prolungano tramite un basamento quadrangolare, sottostante a una colonnina, alta circa mezzo metro. Le tre colonnine della parte centrale portano una ringhiera di protezione in ferro battuto.

È alimentata da una polla inesauribile di acque sorgive, provenienti da tre direzioni: da Nord-Ovest, zona detta «Giardino»; da Sud-Ovest «San Giorgio»; da Nord-Est «Sotto il Municipio». La prima diramazione alimenta la Fontana, la seconda alimenta una vasca secondaria, la terza alimenta il pubblico abbeveratoio. Quest'ultima mediante un cunicolo sotterraneo, costruito ad altezza d'uomo, attraversa la via Cavour, rasenta il Municipio, si estende per via De Marinis e incanala le acque di una profonda cisterna, situata all'incrocio tra Corso Vittorio Emanuele e via De Marinis. Le acque di supero, compreso quella piovana, si scaricano, tramite cunicoli, nel vicino vallone dei Greci.

Sull'arco di stile romano si staglia la statua della dea Cerere, comunemente detta «Santa Abbondanza». È un pregevolissimo reperto archeologico del I sec. a.C. - I sec. d.C., rinvenuto, nella seconda metà del 1800, presso la Pila Grande a circa 2 Km. dal centro abitato, là dove un tempo sorgeva Féstula, un'antica città pagana. La statua, artisticamente scolpita su pietra viva, è alta circa un metro e cinquanta centimetri. Nella sua originaria interezza, con una mano teneva sospeso il lembo del peplo e con l'altra stringeva un manipolo di spighe di grano.

Anticamente, a piedi o a cavallo, con barili, anfore, secchi, orciuoli, ci si recava alla fontana ad attingere le sue "chiare e fresche acque" per le più svariate necessità. Sovente bisognava fare la «vècet'» ossia fare la fila e attendere il turno per riempire i propri recipienti. Per un nonnulla, le donne, scosse nei nervi per la lunga attesa, spesso si accappigliavano tra di loro e... i barili ne pagavano le conseguenze: «I ciôcc' s' sciàrren' e i huarrécchi' vànn ch' sott» oppure, specie le malelingue, ne approfittavano per dare sfogo a chiacchiere, dicerie e panzane: «Vu sènt panzàn' va a Inzàn'».
(R. Scazzariello, Canti popolari e altri testi di tradizione orale raccolti a Genzano di Lucania, Appia 2 Editrice Venosa, 1982).

Il 25 ottobre 1978 la Fontana Cavallina è stata riprodotta su un francobollo ordinario di £.120 nelle serie "Fontane d’Italia", che raccoglie 21 fontane di tutta Italia.

La Fontana Cavallina è stata oggetto di un intervento di restauro nei primi anni novanta. Tale intervento, paziente, minuzioso ed assolutamente rispettoso del monumento e del suo assetto, è stato però esteso alla sistemazione dell'area circostante ed alla realizzazione di nuovi manufatti che sembrano essere del tutto opinabili e discutibili.


(*) Fonte: A.Bruscella - L.Mennuni "Il fonte pubblico Cavallina" Tipolito 2 Emme Genzano di L., 1994