Cenni biografici Antonio Carulli, nato a Palazzo San Gervasio (PZ) il primo gennaio del '44, a 16 anni si trasferisce a Milano dove frequenta la Scuola Libera del Nudo presso l'Accademia di Brera. Al 1967 risalgono le sue prime opere su tela, ma esprimerà le sue capacità artistiche soprattutto nella
scultura lavorando l'argilla, la pietra, il legno e il ferro, il suo materiale preferito.
Una recensione (di Isabella Filardi) Studio arte visiva Sagittario 13 - c/da Terzo di Capo - Palazzo San Gervasio
(Pz) |
Altre sezioni interessati
|
Metodo, azione e prassi nella scultura di
Antonio Carulli
Spesso, per non dire sempre, scultura ed immobilità sono termini che vivono in simbiosi.
Così è se pensiamo a gran parte dell'arte romana e agli elementi scultorei che quella cultura ci ha lasciato: la potenza dell'impero si manifestava nei tratti severi dei suoi imperatori come nella materna austerità delle giunoniche donne. Non un'espressione o letizia scalpellata sul marmo dell'impero, solo rigida proporzione e sevèritas, appunto, coagulata e immortalata nell'immobilità.
Così parrebbe essere la scultura di Carulli se vi gettiamo un primo sguardo che si arresta alla superficie: metallo domato e piegato al volere dell'artista fino ad assumere forme particolari, inconsuete, irrigidite dalla tempra della materia.
Invece, le opere di Carulli sono leggere, aeree, godono di trasparenza, affermano e contraddicono spessore e densità.
Possono essere osservate, toccate e ... attraversate. Sono fatte col ferro ma contengono aria, esplorandole con lo sguardo si percepisce il pieno ma si coglie il vuoto cosicché il vuoto o l'assenza non è limite, non è mancanza o carenza di materia quanto, invece, sostanza stessa inscindibile dall'opera.
Nell'arte di Carulli il vàcuus è experièntia così come il plenus; può essere scrutato, indagato, esperito; migra dalla sua essenza/assenza e diviene quasi tattile, percepito e colto: i varchi che si aprono nelle sculture carulliane sono spicchi di cielo, materia primordiale malleabile e duttile come il metallo e -come questo- usata e plasmata, prima dominata, poi fucinata e forgiata con gli altri elementi alla maniera di Vulcano.
L'estrema
attualità del nostro artista risiede nel singolare paradosso costituito dalla cinetica
immobilità delle sue opere.
Consideriamo, ad esempio, il sagitto-centaurus raffigurato in "Freccia sognante", un autentico gioiello manufatto dal Carulli.
Il saggio Chirone non ha saette né faretra ma è sorpreso nello spasmo dello scocco. Una moltitudine di domande si affaccia prepotente: dov'era riposta quell'unica freccia? e quando è stata scoccata? e il bersaglio, chi o cosa era? ed è stato raggiunto e colpito? Par di vedere la parabola del dardo (e il dardo stesso) saettare nel cielo limpido delle valli dell'Epiro e superare le cime della Tessaglia.
L'oscuro Eraclito e le sue dissertazioni sono drammaticamente presenti in quest'opera superba in cui «L'arco (biòs) ha dunque per nome vita (bìos) e per opera morte». La contrapposizione degli opposti in dinamico equilibrio: presenza e assenza, pieno e vuoto, vita e morte in perenne e continuo divenire come un'araba fenice che vive perché possa morire e muore affinché possa rinascere a nuova vita.
Questo ed altro ci racconta e rappresenta l'opera di Carulli, sì immobile ma non inanimata, ferma ed "e-statica" nella posa così come viva ed "in-stabile" nell'atteggiamento, plasmata nel metallo e impastata a lame di luce. L'opera carulliana afferma e contraddice Zenone: il soggetto è immobile e la freccia del suo arco non può coprire distanze divisibili all'infinito in un tempo finito, il movimento, dunque, è assurdo e impossibile. Ma l'arco è teso e la sua corda ha vibrato, la freccia è stata scagliata, non è più presente sulla scena e quindi è in movimento, è altrove.
Sembra di capire il senso della freccia mancante, la freccia ormai scoccata che colpisce inevitabilmente l'immaginario dell'osservatore e lo trascina prepotentemente sulla scena ad integrare l'opera, ad aprire il rotolo in cui è custodito il messaggio, a varcare la soglia della riflessione.
L'arte di Carulli è proprio questo, un frutto acerbo che matura sotto lo sguardo di chi ne gode la vista.
Emblematico, poi, il titolo che l'Artista ha voluto dare a quest'opera: "Freccia sognante".
Un titolo che da solo spiega l'opera stessa. Un titolo che indica l'oggetto d'arte ma, allo stesso tempo, non ne concretizza la materialità: uno strano connubio tra presenza e assenza che rimanda ad una dimensione onirica e ludica e che sembra permeare l'intera arte del Carulli.
Le trasparenze vengono poi accentuate in altre opere come, ad esempio, nel meditabondo "Unicorno" o nel dolente nitrito di "Primavera nell'aria" e sono marcate e addirittura esasperate in "Lotta nel cielo" ove l'opera è quasi dematerializzata concretandosi nella sola struttura.
Per
chiudere sul singolare paradosso cui abbiamo fatto cenno, una
menzione particolare merita "Armonia", una sinuosa ninfa fissata,
anzi, meglio sarebbe dire trattenuta al
suolo con un singolo punto di connessione
che sembra voler contestare l'assunto newtoniano:
l'opera appare in
procinto di levitare, inesorabilmente, in un balzo
verso il cielo.
O verso l'ignoto. Tutto da indagare, esplorare, com-prendere.
E torniamo quindi al paradosso: Carulli forgia, accosta, modella aria e metallo, ne trae oggetti d'arte, immobili.
Ma rappresenta dinamicamente l'azione, il gesto, il movimento. Come una silente pantomima, come il singolo fotogramma, è parte inscindibile di una sequenza filmica. Queste opere d'are sono dotate, quindi e appunto, di una cinetica immobilità.
La cultura greca deve aver lasciato un segno se Carulli opera in tal modo, se usa il mito per raccontare storie, per evocare suggestioni e rappresentare sensazioni, per dar forma a emozioni.
Un odierno e schivo Efesto, Carulli, il greco. (*)
(*) il riferimento al figlio di Zeus ed Hera, sposo di Afrodite, allude alla sua mirabile capacità di lavorare i metalli
Alcune opere tratte dalla vasta produzione dell'Artista Clik sull'immagine per vederla tutta o per ingrandirla |
Legenda |
||||
1
|
2
cm. 160x118 Ferro |
3
|
4
|
5
|
|
6
|
7
cm. 45x9 Ferro |
8
|
9
cm. 29x42 Ferro |
10
|
|
11
cm. 90x63 Ferro |
12
|
13
cm. 130x110 Ferro |
14
|
15
cm. 45x86 Ferro |
|
16
cm. 30x97 Ferro |
17
|
18
cm. 19x27 Ferro |
19
cm. 53x44 Ferro |
20
cm. 70x73 Ferro |
|
21
cm. 39x60 Ferro |
22
cm. 14x59 Ferro |
23
cm. 16x40 Ferro |
24
cm. 23x58 Legno |
25
cm. 110x34 Legno |
|
26
cm. 26x35 Terracotta |
27
cm. 23x27 Terracotta |
28
cm. 35x18 Terracotta |
29
cm. 25x33 Terracotta |
30
cm. 23x35 Pietra |
Se sei interessato ad avere altre notizie o informazioni su Carulli o sulle sue opere
e sulla sua attività, inviami una email, ti metterò in contatto con l'Artista
Torna alla Home Page della Sezione "Arte & Letteratura"