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ANTONIO CARULLI RECENZIONE APPARSA SU "LA PROCELLARIA" Incontro con l'artista Antonio Carulli (di Isabella Filardi) |
Nell'atrio
del Comune di Palazzo San Gervasio c'è un enorme cavallo di ferro: "Il
lavoro" una scultura un po' insolita, costruita con una tecnica piuttosto
originale, lamette di ferro saldate insieme. Esaminandola da varie angolazioni,
si nota lo scarto fra la plasticità naturale della figura e la scultura montata
e costruita in un campo sperimentale figurativo, tecnico e materico, dove non
manca certo la ricerca stilistica.
Incuriosita
da tale opera, ho chiesto notizie sull'autore.
Così
ho conosciuto Antonio Carulli, artista estroso e multiforme, che attualmente
vive e lavora a Palazzo San Gervasio. Ha soggiornato per un lungo periodo a
Milano, dove ha frequentato l'accademia di Brera. Nel 1984 è rientrato per
stabilirsi definitivamente nel suo paese di origine. È un artista di valido
impegno con una certa esperienza e soprattutto un uomo che ama l'arte, perché
la sente come una forma di vita necessaria ed essenziale al suo spirito ed alla
sua etica professionale.
Oltre
agli interessi artistici si interessa anche di equitazione, ha una grande
passione per i cavalli, infatti intorno alla sua casa oltre ai cavalli di ferro
ci sono anche quelli veri.
Oltre
alle opere in ferro lavorato con tecnica mista, l'artista si interessa di altri
materiali, come l'argilla e la pietra che plasma e scolpisce con esercizio
qualificato e quotidiano. Il
suo occhio è bene addestrato a leggere le strutture anatomiche, e a coglierne i
particolari, quei particolari che danno potenza espressiva all'opera d'arte. Nella
sua attività di artista sono da segnalare numerose mostre personali e
collettive: a Milano, Como, Chianciano, Margherita di Savoia, Palazzo San
Gervasio ecc., dove l'artista ha ottenuto consensi di critica e di pubblico. È
inserito anche nel catalogo delle quotazioni della pittura europea
contemporanea.
I
suoi lavori più significativi sono i seguenti: "L'ambizione"
adottato come trofeo dall'associazione nazionale del turismo equestre; "Il
Risveglio" situato nel centro ippico di Birago (Como); "Il
Crocifisso" nella piazza del mercato di Palazzo S. Gervasio; "La
Caduta" nella sala consigliare di Acerenza; "Il Seminatore"
e il "San Giorgio" sono collocati nell'Istituto dei Padri
Trinitari a Venosa.
Il
nostro non ha certo dimenticato il primo amore: la pittura, così ricca di
colori e di espressione estetica. Egli dipinge dal vero: figure, paesaggi e
tutto ciò che la natura prospetta al suo occhio. Colpiscono
in modo particolare alcuni luminosi paesaggi lucani dipinti a spatola, dove
l'artista raggiunge una tecnica suggestiva e personalissima, ma il suo fiore
all'occhiello è rappresentato dal dipinto "La maternità", in cui
luci ed ombre si mescolano in un processo di godimento puramente estetico.
Antonio
Carulli cerca di concretizzare un discorso artistico di ampio respiro, in quanto
consapevole di operare in un contesto sociale culturalmente povero rispetto ad
altri posti, dove avrebbe avuto vita più facile.
Isabella Filardi
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