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GIUSEPPE PEDOTA POESIA E SAGGISTICA Carlo Giulio Argan |
Certo, mi dici che aborri le comode improprietà delle classificazioni, ma è uno scotto che noi storici dobbiamo pagare.
Devo comunque ammettere che rientri in quella esigua categoria, in arte, dei grandi solitari, di voci assolutamente autonome per cui si è tentati di inventare neologismi di conio futuribile.
Dovrei comunque avere più tempo per visionare tutta la tua produzione ed inscriverti nello spazio che indubbiamente meriti. Se quindi questa esposizione è prossima, potrei scrivere anche brevemente, non foss'altro per fare aprire da parte di qualche gretto sacrestano le porte delle cattedrali donde vorrebbero ancora escluderti per il tuo esasperato solipsismo e, diciamolo, arroganza.
E però, parlandomi dei tuoi mondi, trasformandoli da entità astratte a tattili estremamente visibili, hai avuto la spudorata sicumera di porre in dubbio assiomi consacrati dalla mia anima laica. Devo ammetterlo. Questa, chiamiamola, folgorazione, nell'incontro con le tue opere, è inattuale. Come se tu appartenessi ad un altro pianeta.
Una lettera di C. Giulio Argan nell'anno 1975 per un'esposizione da attuarsi a Londra
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